1. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
La legge 169: problemi, rischi, possibili rimedi
L’iniziativa nasce dal disagio segnalato da molte scuole
Le domande più frequenti sono legate ai prossimi adempimenti (voto, scheda, criteri, scale), ma
questi incontri intendono suggerire riflessioni di prospettiva oltre che di adempimento urgente, nella
convinzione che la scuola debba acquisire, indipendentemente da questa emergenza, una cultura
valutativa che attualmente non è diffusa.
Il tema della valutazione è un tema complesso, che implica una logica ed una tecnica. Logiche e
tecniche, nella scuola dell’autonomia, devono essere condivise e trasformarsi in atti formali
d’Istituto, che forniscano indirizzi e vincoli all’operato dei singoli.
La norma: interpretarla, valutarla, problematizzarla, attuarla, superarla
Il decreto legge 1° settembre 2008 n. 137, poi convertito in Legge 30 ottobre n.169 prevedeva
la valutazione in decimi degli apprendimenti disciplinari e del comportamento e definiva la
sufficienza in tutte le discipline come condizione di ammissibilità alla classe successiva.
La domanda fu spontanea: cosa faranno gli insegnanti? Bocceranno in massa tutti gli alunni
con insufficienze, o semplicemente passeranno i 4 a 6?
Quel decreto usciva all’interno di una serie di interviste apparse sulla stampa (agosto/settembre
2008) di Tremonti, Gelmini, di esponenti culturali vicini al Governo, che attaccavano la qualità
della scuola italiana (e meridionale in particolare) come scuola inefficace e improduttiva, e
sostenevano questo ritorno al voto come ripristino di un rigore scomparso, a loro dire, a causa del
68 e del quarantennio di governi di sinistra (!!!) e come strumento della qualità formativa e
valutativa di cui il Paese ha bisogno.
Le argomentazioni adottate erano a mio personalissimo avviso ispirate da visioni miopi e
ideologiche della Storia e soprattutto prive di qualsiasi contestualizzazione e riflessione pedagogica
e culturale.
Ricordiamo.
La eliminazione del voto e la introduzione dei “giudizi” rientrava nel più ampio processo di
democratizzazione che hanno accompagnato le trasformazioni sociali e scolastiche dagli anni 60 in
poi: i problemi di quegli anni (peraltro irrisolti) erano quelli dell’evasione, dell’abbandono, della
dispersione, in un momento in cui gli obiettivi sociali erano quelli della inclusione e della mobilità
sociale, non della selezione.
Tuttavia occorre riflettere criticamente su quanto è accaduto in questi decenni e su come la
prassi valutativa sia giunta ad un livello di inattendibilità tale da mettere a rischio il valore legale
del titolo di studio:
1) la contraddittorietà tra la obbligatorietà della scuola e il persistere di vecchi programmi e
metodi inadeguati alla nuova utenza
2) la contraddittorietà tra la obbligatorietà della scuola e il persistere di una “vecchia”
formazione di base degli insegnanti inadeguata ai bisogni della nuova utenza
3) la contraddittorietà tra la obbligatorietà della scuola e il persistere dell’istituto giuridico
della ripetenza
4) la inefficace e perdente concezione dello studio come “dovere” e non come “profitto” (ossia
come vantaggio personale)
5) la diffusa cultura della valutazione come atto sanzionatorio e come inutile strumento di
ricatto (se non studi ti boccio).
Nella scuola, l’abbassamento dei livelli di offerta nell’illusione di una maggiore accessibilità, il
mancato “recupero” delle carenze e l’appiattimento delle eccellenze.
Negli studenti, lo smarrimento progressivo di ogni senso dell’apprendimento come processo
vantaggioso e appagante di autoimplementazione.
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2. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Le norme sulla valutazione sono diventate nel tempo sempre più ambigue: la ripetenza è rimasta,
ma gli indirizzi impliciti sono andati sempre in direzione di una “inclusione” che passava non
attraverso una reale acquisizione di strumenti d’istruzione, ma solo attraverso una facilitazione
progressiva dell’ammissione alla classe successiva (si pensi alle schede con a), b), c), d), o alla
normativa sui debiti nella scuola superiore)
Come, nella vecchia scuola, alla valutazione era affidato il compito della selezione sociale, così
nella società e nella “scuola di massa” alla valutazione è (implicitamente) affidato il compito di una
falsa inclusione sociale non sostanziata da una istruzione sostanziale.
Il meccanismo, ammantato di democraticità, è perverso per la società e per le persone:
mentre in Europa si promuove una cultura certificativa che descriva e garantisca i livelli di
competenza posseduti da ciascuno, in Italia:
ciascun ordine di scuola lamenta la inattendibilità della valutazione dell’ordine precedente;
l’Università abbassa gravemente la difficoltà dei suoi tests;
le imprese accusano i livelli di grave carenza generale degli studenti in uscita;
le indagini internazionali segnalano le gravi debolezze italiane;
le scuole, ossessionate dalle discontinuità normative e dalle continue richieste di sempre
nuovi adempimenti, finiscono col farsi sempre più solo “domande di adempimento”,
trascurando di interrogarsi sui problemi sostanziali
il Mezzogiorno d’Italia presenta i risultati più bassi e, in alcuni ordini di scuola, i voti più
alti
i genitori e gli studenti confondono il diritto allo studio con il diritto ad una valutazione
positiva e la minaccia del contenzioso aggrava la insicurezza degli Istituti scolastici
Il Governo Berlusconi risolve tutti questi problemi con i tagli e con i voti? (!!!)
La Legge 169 conserva e aggrava le ambiguità, muovendosi tra un ambiguo e presunto rigore
(il voto) e un’ambigua e implicita ammissione della soggettività valutativa e di una
ammissione “facile” al di là degli stessi voti.
Valutare ciò che si è formato
Una seria riflessione sugli esiti formativi della scuola non può scindere il problema valutativo da
quello formativo.
Se si vuole lavorare, come noi intendiamo lavorare, per la inclusione sociale, ma con una
valutazione corretta e attendibile, occorre:
da un lato rendere consapevoli, trasparenti, eque e attendibili le procedure valutative
degli esiti e dei processi formativi;
dall’altro avviare una riflessione seria e civicamente impegnata sulle modalità per
migliorare, prima della valutazione degli esiti, la costruzione degli esiti
In questi incontri, affronteremo, e in breve, solo il primo punto del problema, nell’ottica di
Sfruttare l’improvvida norma
non per introdurre ambigui rigori valutativo/espulsivi, ma per migliorare il
sistema valutativo d’Istituto (rendendolo più omogeneo, trasparente, equo)
ai fini di un miglioramento della qualità dell’offerta
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3. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Primo punto. La condivisione
Dall’implicito all’esplicito
Ciascuno di noi, nel valutare/progettare un oggetto, si riferisce ad un modello implicito e
soggettivo.
Per valutare/progettare oggetti d’interesse comune occorre concordare e condividere un unico
modello di riferimento, cioè uno standard qualitativo e quantitativo
Gli elementi impliciti che determinano il giudizio individuale e soggettivo (Vertecchi)
Elementi relativi Elementi che si riferiscono ad
all’apprendimento (che cosa è aspetti affettivi e di relazione (se
stato appreso, come è stato l’allievo si è mostrato disponibile,
esposto, quali applicazioni sono se si è impegnato, se ha corrisposto
state osservate ecc.) alle attese degli insegnanti, anche
per confronto con i compagni)
VALUTAZIONE
Elementi riguardanti caratteristiche non
scolastiche degli allievi (nel comportamento
scolastico degli allievi si colgono,
esplicitamente o implicitamente, aspetti di tipo
intellettuale, affettivo e sociale esterni
all’esperienza scolastica, ma collegabili ad
Indicatori e descrittori
Gli indicatori scelti dai singoli sono segno della “cultura” di chi li ha scelti.
Gli indicatori della valutazione scolastica devono essere condivisi e costituire una guida alla
progettazione ed alla realizzazione dell’oggetto
Nella scuola dell’Autonomia il sistema valutativo è unico e condiviso,
come è unico e condiviso il sistema progettuale
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4. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Secondo punto. La coerenza tra sistema valutativo e sistema progettuale: il curricolo come spazio di progettazione e di
valutazione
Progressione dell’analisi progettuale
Descrittore n. 1a
Indicatore n. 1
Descrittore n.1b
Descrittore n. 1c
Strumenti Descrittore n. 2a
culturali e Italiano Indicatore n. 2
competenze Descrittore n. 2b
disciplinari ……………
… Descrittore n. 3a
Indicatore n. 3
Descrittore n. 3b
Sviluppo
globale della Descrittore n. 3c
persona c
Descrittore n. 3d
Descrittore n. 1a
Indicatore n. 1
Abilità sociali e Descrittore n. 1b
comportamento
Indicatore n. 2 Descrittore n. 2
a
Descrittore n. 3a
Indicatore n. 3
Descrittore n. 3b 4
5. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Progressione della sintesi valutativa
Descrittore n.1 a
……………
Descrittore n.1 b Indicatore n. 1
Descrittore n. 1 c
Musica
Strumenti
Descrittore n. 2a
Indicatore n. 2 Italiano culturali e
Descrittore n. 2b competenze
disciplinari
Descrittore n. 3a Matematica
Sviluppo
Descrittore n. 3b globale della
Indicatore n. 3 ………….
Descrittore n. 3c persona
Descrittore n. 3d
Descrittore n.1a
Indicatore n. 1
Descrittore n.1b
Abilità sociali e
comportamento
Descrittore n.2 Indicatore n. 2
Descrittore n.3a
Indicatore n. 3
Descrittore n. 3b
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6. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Terzo punto. Una descrizione condivisa delle competenze e dei livelli
I voti vanno descritti rendendo espliciti e condivisi i loro contenuti. Ma per poter descrivere il
voto è necessario aver condiviso e descritto, preliminarmente
a) la concezione che l’Istituto ha della formazione dell’alunno (che oggi andrà valutata
attraverso i voti disciplinari e quello del comportamento)
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Riflessione
Le Indicazioni ci spingevano a lavorare intorno a 3 ambiti della formazione della persona, da
valutare con forme descrittivo-qualitative
Strumenti Cittadinanza Identità e
culturali ricerca di senso
Apprendimenti Abilità sociali Abilità
cognitivi metacognitive e
disciplinari e intrapersonali
trasversali trasversali trasversali
Ora la L. 169 ci induce :
ad una valutazione quantitativa (voto) centrata:
o sulle competenze disciplinari (voto)
o sul comportamento (voto)
ad una valutazione qualitativa –(giudizio globale)
(centrata sulla illustrazione integrata degli ambiti già valutati separatamente con i voti) e
quantitativa (voto finale) (centrata sulla attribuzione di un livello globale che includa i
livelli analitici.
Ci viene dunque richiesto un processo valutativo che, se vuole essere equo e trasparente, è molto
complesso
Se non vogliamo che le competenze trasversali e le abilità sociali scompaiano, non possiamo
che fare scelte distributive di buon senso (da illustrare nel documento valutativo d’Istituto):
a) descrivere la competenza globale attesa nell’alunno (negli alunni), comprensiva dei tre
ambiti d’intervento formativo previsti dalle Indicazioni ed analizzati nel profilo in uscita
dell’alunno
b) descrivere le modalità con cui tali ambiti formativi vengono tradotti nei voti previsti dalla
norma
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7. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Ipotesi:
Il voto disciplinare includerà:
a) la competenza disciplinare (conoscenze/abilità specifiche +
abilità trasversali cognitive e metacognitive)
in termini di esiti d’apprendimento conseguiti
Il voto del comportamento includerà:
a) abilità trasversali sociali
b) abilità metacognitive (gestione e controllo del sé)
in termini di esiti di comportamento osservati
Il giudizio globale includerà:
a) strumenti culturali disciplinari e trasversali in sintesi
b) abilità sociali
c) abilità metacognitive
in termini di esiti e di processi
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b) la descrizione della specifica competenza disciplinare (funzione formativa della disciplina)
La “scala” dei voti nasce da parametri di tipo qualitativo e quantitativo condivisi, descritti ed
eventualmente “pesati”
Per ciascun anno, occorre descrivere gli elementi di conoscenza e di abilità che caratterizzano
la competenza in uscita in quell’anno, e all’interno della competenza globale, occorrerà
individuare dei criteri sulla base dei quali descrivere i livelli di competenza (almeno tre). (il
voto indica uno standard di livello)
Se il lavoro di analisi degli indicatori e dei descrittori previsti dalle Indicazioni è stato fatto in
sede di costruzione curricolare, la descrizione della competenza e dei suoi livelli va fatta su
quella base. Se l’analisi non è stata ancora compiuta, occorre effettuarla prima di individuare
i livelli: occorrerà infatti che ci sia corrispondenza tra gli elementi della progettazione
(obiettivi e risultati attesi) e gli elementi della valutazione (indicatori e descrittori di
competenza).
Quarto punto. Condividere un sistema per le verifiche
Per un percorso trasparente di attribuzione del voto occorre predisporre verifiche
analiticamente coerenti con gli elementi costitutivi del voto: è importante, cioè, descrivere e
condividere non solo il significato del voto, ma il percorso della sua attribuzione (la
descrizione della verifica è necessaria per la sua leggibilità)
Ai fini di una maggiore attendibilità/omogeneità dei voti, di una cultura dello standard e di
una cultura autovalutativa d’istituto, è utile prevedere all’interno dell’anno alcune prove di
verifica per classi parallele, il cui “peso” sull’attribuzione del voto sarà deciso a livello
collegiale
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8. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Quinto punto. Condividere un sistema di documentazione dei processi
Le verifiche e le griglie di osservazione di apprendimenti e di comportamenti, coerenti con
risultati attesi e relativi descrittori, vanno condivise nel loro contenuto, nei tempi, nella
indicazione dei soggetti responsabili, nelle modalità di utilizzo e di conservazione, sì da
rendere fruibile (da parte dei Consigli di Classe ma anche dei genitori) la documentazione dei
processi di ciascun alunno
Sesto punto. Condividere la funzione formativa della valutazione
Il voto è “sommativo” rispetto ad una parte significativa del processo (U.A., quadrimestre,
anno scolastico), ma la valutazione sommativa espressa dal voto non esclude la necessità di
una attenta valutazione formativa, non necessariamente espressa in voti, da effettuarsi
documentatamene nel corso del processo per correggerlo e adattarlo ai fini del maggior
successo possibile del maggior numero di alunni possibile
Settimo punto. Avviare un sistema condiviso di autovalutazione negli alunni
Gli alunni e le famiglie devono conoscere i contenuti del voto (come anche i criteri di
punteggio e di valutazione di ciascuna prova di verifica), e su richiesta devono poter accedere
al percorso del voto riportato dal proprio figlio
E’ opportuno, sul piano formativo, costruire nei ragazzi una graduale cultura del voto ed una
graduale cultura dell’autovalutazione e dell’autoattribuzione
E’ importante che il ragazzo non associ il voto eventualmente negativo ad una immagine
“perdente” e “negativa” di sé
Il voto ha una forte incidenza formativa sullo studente, e pertanto va usato con grande cautela
e tenendo conto della sua ricaduta in termini psicologici (no al voto sanzionatorio o
celebrativo)
Ottavo punto. Avviare un sistema condiviso di autovalutazione della didattica
Elaborazione da Vertecchi 2003/2008: le quattro funzioni della valutazione
Programmazione didattica Valutazione formativa
(collettiva e individuale) (individuale)
Costituisce un giudizio preventivo circa l’idoneità Ha lo scopo di fornire una informazione continua e
di procedure e risorse umane e materiali per analitica circa il modo in cui ciascun allievo
consentire il raggiungimento dei traguardi della procede nell’itinerario di apprendimento. La
formazione. Tale giudizio è tanto meglio fondato valutazione formativa si colloca all’interno delle
quanto maggiori sono i dati a disposizione attività didattiche e concorre a determinare lo
sviluppo successivo
Valutazione della qualità dell’istruzione Valutazione sommativa
(collettiva) (individuale e collettiva)
Rappresenta il compito di valutazione più Risponde all’esigenza di apprezzare la capacità
complesso, perché il giudizio deve tenere conto non degli allievi di utilizzare in modo aggregato le
solo del livello degli apprendimenti conseguiti, ma abilità e le conoscenze che hanno acquisito durante
di quanto è stato realizzato sotto il profilo una parte significativa del loro itinerario di
organizzativo (e didattico) dalla scuola. Occorre apprendimento. Ha carattere sommativo anche la
anche considerare se le risorse disponibili sono state valutazione che si esprime al termine dell’anno
utilizzate in modo opportuno scolastico o dei periodi nei quali è suddiviso
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9. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Pontecorvo
…quando si parla di apprendimento nell’ambito dei contesti scolastici – che sono finalizzati
all’acquisizione negli allievi di capacità, competenze, conoscenze, atteggiamenti – si ritiene
necessario associarvi sempre il termine complementare insegnamento: si tratta infatti di un
processo di insegnamento-apprendimento (o di istruzione) che è unico ma ha una doppia
faccia. Infatti il binomio non esprime una contrapposizione ma una necessaria
Errore.
complementarietà, che ha fra l’altro delle conseguenze dirette sul piano della valutazione (il suo
oggetto non è mai solo l’allievo, ma anche l’insieme del processo di insegnamento), come pure
sul piano della formazione docenti (insegnare è un’attività molto richiedente sul piano emotivo
personale, e ciò non è mai riconosciuto a sufficienza) (Pontecorvo 86)
Nono punto. Condividere se e come considerare i “gruppi di discipline” (aree)
Abbiamo progettato per discipline o per aree?Le aree hanno tutte lo stesso peso tra loro?
All’interno di ciascuna area le discipline hanno lo stesso peso? Quali vantaggi o svantaggi
porta la valutazione per aree?
Il discorso di una “media d’area” può esser problematizzato solo a condizione che la progettazione
degli insegnamenti disciplinari sia stata diretta verso la “competenza d’area”, ossia verso gli aspetti
formativi che accomunano le discipline di una stessa area.
La “media d’area” consentirebbe, in tal caso, una compensazione tra i voti disciplinari in nome
della auspicata competenza comune.
Potrebbe accadere cioè, ad esempio, che dei “voti alti” in italiano e lingua straniera compensino
eventuali insufficienze in arte e musica, o viceversa. Tale pratica di compensazione (media) implica
che le singole competenze disciplinari siano ritenute tutte dello stesso “peso” formativo.
Oggi, però, le indagini internazionali e nazionali sembrano muoversi in ottica di “maggior
peso” attribuito alle discipline maggiormente portatrici di “competenze di cittadinanza”.
Decimo punto. Mettere a punto e condividere un sistema di recupero tempestivo ed
efficace
Prima di ragionare su cosa farcene delle “insufficienze”, occorre ragionare su come fare per
raggiungere il maggior numero possibile di “sufficienze”.
Viene al pettine il vecchio e irrisolto nodo della “essenzialità”, legato alla condivisione della
funzione formativa di ciascuna disciplina, e , all’interno di ciascuna di esse, alla
individuazione di ciò che possa ritenersi “fondante”, “propedeutico”, “abilitante”, cioè
meritevole di recupero.
Vengono al pettine i vecchi e irrisolti nodi della “flessibilità” organizzativa e didattica (20%?)
e (nelle nostre Regioni), dell’utilizzo mirato e controllato dei fondi strutturali europei.
Urge, cioè, in ciascun istituto, la individuazione di forme organizzative e didattiche che
garantiscano modalità “strutturali” e non episodiche di “recupero”, e logiche d’intervento
non formali ma “goal oriented”
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10. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Il voto al “comportamento”
Come il voto disciplinare, anche il voto del comportamento andrà descritto.
Per evitare di incorrere nella trappola della “indisciplina”, occorrerà condividere e descrivere cosa si
intenda per “comportamento” e dotarsi di indicatori e descrittori che possano diventare oggetto di
comune osservazione da parte di tutti i docenti.
Occorrerà decidere collegialmente i tempi e le frequenze della rilevazione dei comportamenti,
costruire strumenti funzionali ad una comune osservazione e decidere i soggetti responsabili della
osservazione
Sarà utile introdurre anche sistemi di auto-osservazione da parte dell’allievo e/o del gruppo classe,
al fine di costruire una cultura dell’autovalutazione e della padronanza dei propri processi.
Occorrerà infine definire le modalità di utilizzo delle osservazioni e delle auto-osservazioni
raccolte, i criteri di attribuzione del voto e le relative scale (in attesa di nuove indicazioni
ministeriali)
Esempio
Se l’Istituto concepisce il “comportamento” dell’allievo come l’insieme delle abilità e degli
atteggiamenti sociali e intrapersonali che si manifestano nell’esperienza scolastica, se ne
possono individuare gli indicatori nelle macro-aree:
a) del rispetto,
b) della interazione
c) della responsabilità,
come illustrato nello schema seguente
Rispetto Interazione/ Responsabilità
Partecipazione e padronanza
/
Impegno Impegno
Delle Delle cose Relazionalità Interesse studio verso
persone e degli altri
ambienti
Contributo Autocontrollo e
Delle regole all’obiettivo comune gestione del sé
Perché l’utilizzo degli indicatori e la relativa osservazione siano omogenei e condivisi, occorre
una descrizione di ciascun indicatore in forma di comportamenti osservabili
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11. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Griglia di descrizione dei comportamenti attesi (osservabili)
Delle persone
Rispetto Delle regole
Delle cose e
degli ambienti
Relazionalità
Contributo
Interazione/partecipazione all’obiettivo
comune
Interesse
Impegno nello
studio
Responsabilità/padronanza Impegno verso
altri
Autocontrollo
e gestione del
sé
Le competenze sociali vanno non solo promosse e richieste, ma conosciute concettualmente
(Bennett e Stevahn) e favorite da congruenti contesti d’apprendimento e da congruenti
atteggiamenti adulti.
Molto rischioso diventa il voto del comportamento se non è “contestualizzato”: esso pertanto va
molto problematizzato prima d’essere condiviso e attribuito
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12. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Occorreranno strumenti di raccolta di vario tipo.
Esempio per raccogliere le osservazioni di ciascun insegnante sui comportamenti degli alunni
Alunni Rispetto Tot. Interazione/partecipazione Tot Responsabilità/padron. Tot. Totale
parziale parziale parziale
Delle Delle Delle Relazionalità Interesse Contributo Impegno Autocontrollo Impegno
persone cose e regole per le all’obiettivo studio e gestione del verso
degli attività comune sé altri
ambienti
La griglia ipotizzata è una griglia di raccolta utilizzabile dal singolo insegnante per le proprie osservazioni sui singoli
alunni
Osservazioni di ciascun insegnante o del Consiglio di classe?
Pro e contro
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13. Cidi-Lecce 12 e 15 dicembre 2008 – Rita Bortone
Esempio per sintetizzare tutte le osservazioni effettuate su Pierino dai diversi insegnanti
“Comportamento” di Pierino osservato nel mese di …….
Italiano Storia/ Mat/ Lingua Tecno Arte Musica Movim. Reli Tot. Voto
geo Scienze 2 logia e sport gione parz. (media)
Delle persone
Delle cose e
degli ambienti
Rispetto Delle regole
Totale parziale
(media)
Relazionalità
Interesse per
le attività
Partecipazione Contributo
e interazione all’obiettivo
comune
Totale parziale
(media)
Impegno nello
studio
Impegno verso
Responsabilità gli altri
Autocontrollo
e gestione del
sé
Totale parziale
(media) 9
La documentazione dei processi di Pierino relativi ai comportamenti sociali sarà necessaria sia che la norma conservi la
decisione del voto sia che la norma riveda la decisione sul voto e lo sostituisca con un giudizio. Occorrerà comunque
condividere il “peso” che le diverse aree osservate assumono nel determinare il voto/giudizio e le relative scale di livello.
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14. Cidi- Lecce - Valutazione in decimi – 12 e 15 dicembre – Rita Bortone
I criteri di ammissione alla classe successiva
1.
La L. 169 recita che “nella scuola primaria i docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono
non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica
motivazione”, e che “nella scuola secondaria di I grado sono ammessi alla classe successiva, ovvero
all’esame di stato a conclusione del ciclo, gli studenti che hanno ottenuto, con decisione assunta a
maggioranza dal consiglio di classe, un voto non inferiore a sei decimi in ciascuna disciplina o
gruppo di discipline”
Nella scuola elementare sono dunque chiare la “normalità” dell’ammissione e la “eccezionalità”
della non ammissione.
Era così anche prima, ma la descrittività qualitativa del giudizio non generava problemi. Oggi la
quantificazione espressa dal voto genera la necessità, per il collegio, di deliberare (a meno che non
arrivino ulteriori indicazioni ministeriali) modalità di registrazione (scheda) tali da non inficiare il
significato del voto (la sua corrispondenza al livello standard dal voto espresso) e nel contempo
consentano la ammissibilità dell’alunno alla classe successiva. La primaria dispone comunque, oltre
che di possibili atti interni che accompagnino la compilazione della scheda per illustrarne alcune
parti, del giudizio analitico sul livello globale di maturazione.
Nella scuola media, al contrario, per evitare i rischi di soggettivismi, ambiguità e iniquità
qualitative, si pone la necessità di individuare formali criteri con cui la maggioranza del consiglio
possa attribuire il/i voto/i, non inferiore a sei decimi, che consente l’ammissione. Si pone poi ancor
più che nella elementare, per la mancanza del giudizio analitico, la necessità di segnalare il
significato del 6 eventualmente attribuito non dall’insegnante disciplinare, ma dal consiglio di
classe.
Se tale segnalazione non avvenisse, infatti, la valutazione riportata sulla scheda risulterebbe falsa.
Proviamo ad individuare dei criteri che non falsifichino il significato dei voti, ma consentano
al consiglio di classe di operare scelte
trasparenti ed eque.
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Riflessione
Questioni di processi e di esiti
La valutazione descrittiva cui eravamo abituati implicava (nella prassi) una valutazione di
processo ed esito insieme.
Se col voto si intende esprimere un significato più oggettivo rispetto a “quel” giudizio e
corrispondente ad un livello standard, non possiamo col voto rappresentare
contemporaneamente un esito e un processo.
Rischio
se non consideriamo il processo, molti ragazzi dovranno essere bocciati
se consideriamo il processo nella attribuzione del voto (cioè se mettiamo il voto tenendo conto del
processo), torniamo ad una piena soggettività e scompare ogni possibilità di standardizzare la
valutazione (procedure di verifica e di attribuzione di voti/giudizi).
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15. Cidi- Lecce - Valutazione in decimi – 12 e 15 dicembre – Rita Bortone
(Si tornerebbe, cioè, alla situazione delle a), b), c), d), e) della vecchia scheda, in cui ciascuna
lettera non aveva significato univoco per tutti i ragazzi, ma si riferiva alle differenti situazioni dei
diversi ragazzi, e derivava da valutazioni soggettive degli insegnanti)
I sistemi di valutazione nazionale e internazionale vanno invece in direzione di criteri, procedure e
sistemi standardizzati (vedi livelli lingua straniera, vedi INVALSI; vedi OCSE)
Allora: occorre trovare il sistema per tener conto dei processi individuali senza inficiare il
significato “standard” del “voto” come livello di esito raggiunto.
Il concetto di “processo”
(Vertecchi)
Consideriamo il processo di apprendimento come l’attività che partendo da una
condizione iniziale A consente il raggiungimento di una condizione finale C passando
attraverso una serie di condizioni intermedie B1, B2, Bn.
In ciascun momento del processo il vantaggio è rappresentato dalla differenza fra la
condizione raggiunta e quella iniziale
A >>>>>>>>>>>>>B1 >>>>>>>>>>>>B2 >>>>>>>>>Bn >>>>>>C
stato iniziale stati intermedi stato finale
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Ipotesi di criteri di ammissione
Consideriamo il processo come il percorso che l’alunno compie nel tempo relativamente allo sviluppo del
sapere (ambito disciplinare) o alla maturazione della persona (ambito trasversale- comportamento).
Il 6 di processo disciplinare positivo
a) Quando il risultato disciplinare è positivo, il processo
a) non viene considerato oppure
b) viene considerato per l’approssimazione in alto o in basso del “voto”(es.: se la media dei
voti dà 7, 60 e il processo è positivo, si attribuisce 8; se la media è 7,60 ma il processo è
negativo, si attribuisce 7
b) Viene preso in considerazione il processo disciplinare (trend positivo) solo quando il risultato è
negativo e il processo è documentatamene positivo.
Decisioni collegiali:
1) quale è il livello di insufficienza del risultato disciplinare, al di sotto del quale non è praticabile
la valutazione di un processo positivo?
(cioè: se l’alunno ha 5 in matematica, ed un processo positivo, il processo viene considerato, ma se
l’alunno ha 3 in matematica?
2) quando il voto insufficiente è portato in Consiglio, l’attribuzione del 6 di processo è proposta
dall’insegnante sulla base di quale documentazione di processo?
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16. Cidi- Lecce - Valutazione in decimi – 12 e 15 dicembre – Rita Bortone
2) su quante insufficienze disciplinari si intende (è utile e opportuno) praticare la valutazione di
processo?
34)Come segnalare, e dove, che l’insufficienza è diventata 6 per valutazione del processo da parte
del Consiglio di Classe?
5) La logica dell’attribuzione del 6 di processo è una logica di prospettiva: può attribuirsi il 6 di
processo anche quando oggettivi impedimenti hanno arrestato il processo stesso ma c’è una
prospettiva credibile di sviluppo positivo?
Quale il rischio di tale operazione?
Il rigore nell’attribuzione del voto non è funzionale a incentivare la bocciatura del ragazzo, ma a
rendere espliciti gli esiti e a promuovere l’assunzione delle dovute responsabilità nei docenti
(perché la promozione non sia una comoda maschera dell’insuccesso di alunni e insegnanti)
Il 6 di processo globale positivo (maturazione della persona)
Oltre al processo positivo nell’apprendimento disciplinare, possiamo prendere in considerazione
un processo positivo nella maturazione globale dell’allievo (comportamento/i)
Decisioni collegiali
Un documentato processo positivo nella maturazione globale della persona (comportamento),
può modificare (vogliamo che modifichi) una valutazione disciplinare negativa?A che livello di
negatività (se l’insufficienza è 5, o 4, o 3?) Se l’insufficienza è in una o in due o in tre o in cinque
discipline? E chi valuta la positività di un processo nella maturazione globale della persona? E
attraverso quali strumenti la si verifica?(documentazione del processo nel comportamento)
E’ possibile pensare ad un sistema formalizzato e trasparente di crediti da attribuire per calibrare i
voti e incidere sulle condizioni di ammissibilità alla classe successiva (quando riteniamo utile per il
ragazzo non fermarsi) ?
Es.: crediti di processo disciplinare (punti n. 1 a disciplina?)
credito di processo di maturazione punti n. X globali ?
Quante discipline possono essere “recuperate”, e con che livello di insufficienza, dai crediti
disciplinari? Quante discipline, e quali, e con che livello di insufficienza, possono essere
“recuperate” dai crediti di maturazione (nasce il problema del “peso” delle diverse discipline e
del significato del “gruppo di discipline”)?
E’ possibile ed è utile prevedere che una media al disotto di X non possa prevedere l’attribuzione
di crediti?
E’ possibile ed è utile prevedere che i ragazzi siano ammessi indipendentemente dai voti riportati
nelle discipline?
E’ possibile ed è utile che ciascun consiglio di classe adotti i suoi propri criteri?
Non è gonfiando il voto che si garantisce la promozione all’alunno: i criteri di ammissione
alla classe successiva sono “altro” rispetto all’attribuzione del voto e saranno il segno della
politica valutativa d’Istituto
E i voti del ragazzo con problemi?
E’ possibile prevedere che per il ragazzo con problemi il voto indichi contemporaneamente
processo ed esito?
(Nella Elementare il senso dei voti può essere chiarito dal giudizio globale, ma nella Media?)
Il prossimo quadrimestre: quale documento di valutazione?
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Verso un sistema valutativo d’Istituto, alzando l’asticella…
La riflessione sulla valutazione è appena cominciata. Occorre che essa non resti legata
all’emergenza di una risposta d’adempimento e che essa promuova una ricerca educativa
ancor prima che valutativa.
“…la valutazione del sistema educativo non è qualcosa che qualcosa che si può scegliere se fare o
non fare. Si può solo scegliere se procedere in modo esplicito, secondo criteri dichiarati e
metodologie affidabili, oppure lasciare che la valutazione derivi dall’affermarsi di atteggiamenti
sociali, senza altra legittimità che non sia la corrispondenza a un senso comune variamente
amplificato e rafforzato da apparati ideologici”
“…di fronte alla crescente difficoltà della scuola nello svolgere il suo compito educativo l’unica
soluzione è sembrata quella di intensificare le pratiche di valutazione. Ma la valutazione non si
improvvisa. Dal punto di vista tecnico suppone un’accumulazione paziente di informazioni in
archivi diacronici per l’individuazione di tendenze nei fenomeni rilevati, la definizione di
strumentari le cui caratteristiche siano state verificate sul campo, la messa a punto di metodologie
e soluzioni organizzative in linea con lo sviluppo della ricerca educativa. Dal punto di vista teorico
occorre elaborare ipotesi alla luce delle quali i dati rilevati acquistino significato”
Occorre, soprattutto, riflettere e condividere sul fatto che non sarà la valutazione a migliorare
gli esiti formativi degli studenti né ad includere socialmente i ragazzi deboli.
La promozione non la si promuove né gonfiando i voti né abbassando i livelli dell’offerta
“… se si continua a ripetere che la scuola per tutti non può che essere una scuola di bassa qualità,
è difficile evitare che ciò accada, perché si intraprende una via rinunciataria nella politica
scolastica che considera mal impegnate le risorse che potrebbero dare consistenza a
un’interpretazione difforme”
“ lo standard o il livello minimo finiscono con l’assumere valore regolativi ai fini della
programmazione della proposta didattica (…) se il criterio tende verso il basso, è molto probabile
che la distribuzione dei risultati si riassesti attorno alla soglia attesa (…)”
“ …la ricerca educativa ha da tempo posto in evidenza che (…) l’abbassamento di livello della
soglia di adeguatezza produce una corrispondente riduzione degli obiettivi della proposta
didattica…… la dinamica ribassista potrebbe essere ribaltata capovolgendo l’impostazione dei
criteri di adeguatezza. In altre parole, invece di tendere al ribasso per assicurare improbabili
livelli minimi, si dovrebbe procedere al rialzo, alzando il livello dell’asticella che funge da criterio,
con l’effetto di orientare l’attività delle scuole al raggiungimento del traguardo indicato. Alle
difficoltà della parte degli allievi che si caratterizza per condizioni sociali o cognitive meno
favorevoli occorre trovare soluzioni specifiche, che non comportino l’abbassamento della soglia
attesa (….i dati Pisa…mostrano che una delle ragioni della modestia dei risultati del sistema
scolastico italiano è rappresentata dalle prestazioni limitate fornite dagli allievi potenzialmente
migliori. Vogliamo peggiorare ulteriormente la situazione?)” (B. Vertecchi, G.Agrusti,
laboratorio di valutazione, Laterza 2008)
Le concezioni, gli strumenti, le procedure che l’Istituto adotterà costituiranno
oggetto di un apposito documento da inserire nel POF, e che descriverà il
sistema valutativo d’Istituto, guida della progettazione, della ricerca educativa e
della valutazione, strumento di innalzamento della qualità degli esiti
d’apprendimento.
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